Il rumore della palla cambia, ma l’eco è la stessa. Tennis e padel si dividono il campo della passione, ognuno con il suo modo di conquistare chi sta dall’altra parte della rete

Quelli che lo definiscono “il tennis degli scarsi” sono sempre meno. Più passa il tempo e più il padel sta assurgendo a sport con una sua dignità e una sua capillare diffusione, fino ad essere di fatto un competitor del tennis.
In tanti ancora pensano sia semplicemente una moda. La verità è che la contrapposizione c’è soprattutto in chi lo gioca e spesso è del tutto unilaterale. C’è il tennis, elegante e antico, con la sua aura di sport eterno. E ci sono i tennisti, che in quanto “nobili” guardano i parvenu con la puzza sotto il naso. Poi, zitti zitti, finiscono per giocarci anche loro.
Il fatto è che il padel, l’ultimo arrivato, si è preso un posto in prima fila senza chiedere permesso, facendo breccia nei circoli, nei parchi, persino nei vecchi capannoni.
Il punto è che, oggi, chi parla di “sport di racchetta” non può più pensare solo al tennis. Sarebbe come parlare di cucina italiana senza nominare la pizza: tecnicamente si può fare, ma si rischia di raccontare una storia incompleta.
Sinner e la nuova vita del tennis: il padel però sta diventando lo sport “pop”
Il tennis ha Wimbledon, ha il Roland Garros, ha gli internazionali d’Italia. E soprattutto ha Jannik Sinner, erede finalmente italiano di eroi come Federer, Nadal, Djokovic: nomi che sono entrati nel linguaggio comune, anche per chi non ha mai tenuto una racchetta. La sfida con Carlos Alcaraz tiene testa a quelle epiche degli scorsi anni e contribuisce ad accrescere l’interesse attorno al tennis.

E proprio il primo n.1 al mondo nostro connazionale ha riacceso la passione per la racchetta in Italia. Gli ultimi anni hanno portato una crescita di praticanti, appassionati e curiosi che si traduce in numeri da record: milioni di persone che giocano almeno una volta l’anno, eventi seguiti in diretta tv e un impatto economico che non ha paragoni nel settore.
Poi c’è lui, il padel. Arrivato in sordina, ha fatto in pochi anni quello che ad altri sport non riesce in decenni: costruire una comunità. Il segreto? È facile da imparare, fisicamente meno impegnativo del tennis e, soprattutto, incredibilmente sociale. Si gioca sempre in doppio, e questo basta per trasformare ogni partita in un evento.
Il boom è evidente: campi ovunque, da Milano a Palermo, e prenotazioni che volano anche nei giorni feriali. L’Italia è tra i Paesi europei dove cresce più velocemente, e l’offerta di tornei, eventi e pacchetti “padel + aperitivo” ha creato un format irresistibile per molti. Non è raro trovare chi, dopo una vita da sedentario, ha iniziato a muoversi proprio grazie a una racchetta da padel.
Se si mettono a confronto i due sport con il metro della popolarità, il tennis resta avanti per storia, prestigio e presenza globale. Parliamo di tornei seguiti in ogni continente, di premi milionari e di atleti che diventano fenomeni mediatici planetari.
Il padel, però, ha dalla sua la freschezza. Non ha bisogno di convincere il pubblico con tradizioni centenarie, perché gioca una partita diversa: quella della vicinanza, della facilità di accesso, del “ci vediamo alle sei e mezza, porta solo le scarpe”. È sport, certo, ma è anche un pretesto per condividere tempo e risate.